20091112

Crocifisso, Libertà, Pluralismo educativo


La sentenza della corte europea chiede allo stato italiano di togliere il crocifisso dalle scuole.  La sentenza la trovate qui.
Premesso che -fosse per me- il crocifisso non starebbe nelle aule, mi piace aggiungere alcune riflessioni in libertà alla questione. Sopratutto sull'educazione del bambino, e sul pluralismo educativo che dovrebbe -secondo la corte europea- caratterizzare la scuola pubblica. Anzitutto i due concetti fondamentali che stanno alla base della sentenza sono a mio avviso il rispetto (da parte dello Stato) del diritto a veder garantiti l’istruzione e l’insegnamento conformemente alle loro (dei genitori) convinzioni religiose e filosofiche e il diritto del singolo alla libertà di pensiero, coscienza e religione. Questi concetti come si nota subito sono visti dalla parte dell'adulto, e non del bambino. Questo infatti viene considerato "plasmabile" in quanto non ancora formato. Il diritto del genitore a educare secondo le proprie convinzioni quindi, manifesta il desiderio di plasmare il bambino secondo convinzioni che non sono propriamente del bambino e che questi non adotta in maniera critica. Dunque c'è un'età dalla quale l'individuo è libero di formarsi criticamente una convinzione? Questo è un bel problema. Si può pensare il pluralismo educativo nella scuola e il monismo dell'educazione dei genitori in contemporanea? Mi pare alquanto difficile. Il pluralismo è un bel concetto, ma la sua applicazione del tutto irrealizzabile per me. Anzitutto nella scuola il cattolicesimo potrebbe essere veicolato ben più che dalla presenza del crocifisso da un professore cattolico, che esprimendo liberamente le sue idee veicolerebbe la sua moralità cattolica nei bambini. Questo non è evitabile in alcun modo. Forse dovremmo preoccuparci più del genitore che vuole ad ogni costo imprimere le proprie convinzioni al figlio che di un simbolo posto nei muri. Il genitore vuole che il bambino sia educato secondo le proprie convinzioni, ma questo non è possibile. Anche l'educazione laica che si chiede allo stato è inapplicabile, a meno di non soddisfare alcuni complessi parametri. Se si intende una educazione obiettiva va da sé che è una richiesta assurda, in quanto ogni persona ha delle proprie convinzioni, che ritiene superiori (pur se tollerandone altre), sopratutto per quel che riguarda valori di moralità ed etica. E giustamente a queste si attiene (o prova) e queste diffonde. La morale cattolica ha permeato le coscienze italiane per troppo tempo per poter essere esclusa per legge. Forse invece di pensare a crescere il bambino secondo le nostre convinzioni, dovremmo iniziare a chiedere cosa ne pensa lui, di temi etici. Magari resteremmo sorpresi dalle sue risposte. E chissà, forse saremmo noi ad essere plasmati da lui. 

6 commenti:

Claudia Casu ha detto...

Guarda Mu, nonostante la mia lontananza non solo fisica dall'Italia, ho pensato molto a questa sentenza.
Non credo che un bambino possa affrontare da solo tematiche così profonde, quali la religione e l'etica, piuttosto credo che sia compito della famiglia educarlo in quel senso. Raggiunta la maturità sarà libero di proseguire o cambiare direzione.
Secondo la mia personale opinione l'errore di base sta proprio nel pretendere dalla scuola la quasi interezza dell'educazione dei propri figli, usandone le carenze per giustificare gli errori in ambito domestico. Ecco spiegata l'ora di religione che tanto fece discutere "ai miei tempi", ed ecco spiegato tanto improvviso accanimento al Crocifisso.

La sentenza della Corte Europea è una delle ennesime occasioni che si presenta all'Italia per rivedere la sua attuale non laicità come Stato europeo. E di rinforzare, se non ricostruire daccapo, l'educazione civica, che oggi è in condizioni di degrado inenarrabile.
Dell'educazione religiosa si dovrebbe occupare ogni singola istituzione, come attività estranea all'istruzione di base.

Mu ha detto...

Guarda Kazu, anzitutto sull'educazione civica sfondi con me una porta aperta (anzi spalancata). E' questa che manca completamente sia nelle scuole che -temo- nella testa della maggioranza delle persone. Non so che pensi dell'educazione civica, ma io all'interno di questo dominio ci vedo anche l'educazione all'ascolto critico, alla comprensione (che non è per forza condivisione), oltre al rispetto per sé e gli altri. L'educazione religiosa è una parte per me dell'educazione civica, importante perché anzitutto il bambino si renda conto dell'ampia e varia risposta religiosa che le varie culture danno al trascendente (ovviamente non si può pretendere di fare un discorso meramente metafisico con un bimbo di 8 anni, ma a 12 già inizia a comprendere di più... ricordiamo inoltre che la scuola insegna fino a più di 20 anni). La scuola non può certo formare completamente un individuo, come non lo può fare la famiglia. Tutti gli input che riceverà serviranno a lui/lei per scegliere e orientarsi nella vita, e se lo desidera approfondire gli argomenti.
Che un bambino non sappia distinguere tra bene e male non è corretto a mio avviso. Ricordo con precisione i miei pensieri di bimbo, e le domande che mi facevo (e facevo) nell'ora di catechismo e religione. Quello che un bambino deve imparare (e da solo non si può pretendere che lo faccia) è l'ascolto critico. Non credere ciecamente a ciò che l'adulto gli dice. I bambini sono molto aperti da questo punto di vista; sono perfettamente in grado di ricordare quello che gli si dice, confrontarlo e notare incongruenze o altro. Quello che volevo dire, è che non sono così tabula rasa come alcuni pensano.
Che poi l'Italia debba diventare a tutti gli effetti uno stato laico è palese per me, e concordo con te, pur ritenendo molto difficile una trasformazione del genere fatta "a norma".

Claudia Casu ha detto...

Aspetta, se parli di educazione religiosa in senso generale sono d'accordissimo con te. Imparare dalle culture diverse dalla nostra è oggi la base dell'educazione civica.
Peccato che l'ora di religione dei miei tempi fosse al 99% catechismo
(l'1% restante erano 5 minuti d'anticipo per la merenda)

Shimazu ha detto...

Belle riflessioni, ragazzi: sono molto d'accordo.
Quello che penso io è che la questione "crocifisso" sia una questione rivolta all'attenzione dei genitori e non dei bambini. E' un modo per accontentare i genitori di altre nazionalità e i promotori italiani del multiculturalismo e del rispetto. In realtà, dietro la sentenza, c'è poca attenzione ai bambini: il fatti che si parli di scuole è una sorta di mera coincidenza.
Il vero problema - e io l'ho sempre detto - che è la presenza in Italia della Chiesa ci regala un fardello pesantissimo da tenere sulle spalle. Quindi, ogni questione che la riguarda (e *tutto* la riguarda ultimamente) deve guadagnarsi l'avallo delle autorità clericali. Una bella gatta da pelare.
Perché, in fondo, quello che la sentenza dice è che l'Italia è uno stato laico, multietnico e globalizzato. Ma mi sembra che gli italiani non vogliano capirla, questa cosa.

Mu ha detto...

@kazu
sì, sì, intendevo quello. Anche ai miei tempi (che forse sono i tuoi) l'ora di religione era catechismo, tanto che appena ne ho avuto la possibilità me ne sono tirato fuori (un'ora di merenda)... non so come sia la situazione ora, ma sospetto che non sia un granché. Ci vorrebbe uno storico o filosofo della religione per impostare quell'ora in maniera corretta. (per inciso oltre a quello, alle elementari il maestro ci obbligava al padre nostro prima di iniziare la giornata, altro che crocifisso. Ti parlo dal 1978 al 1982 circa eh)

@shimazu
sì, più che non vogliono capirla, non vogliono accettarla. L'italiano è stato tollerante finché non c'era nulla da tollerare. Purtroppo troppi italiani sono stati descritti alla perfezione da De Andrè quando cantò "danno buoni consigli, quando non posson dar più cattivo esempio".

mamoru ha detto...

Io faccio giusto alcune considerazioni random:

- per conto mio la chiesa cattolica non dovrebbe avere un trattamento di favore rispetto ad altre confessioni (le nostre radici sono pagane e non cristiane, il cristianesimo e' importato, gesu' mica l'hanno crocifisso a sesto s. giovanni...)

- la morale cattolica e' una cosa e l'agire delle persone che tali si professano (in molti casi) e' ben altro

- chi vuol dare una educazione basata su canoni morali religiosi o altro ha le scuole private (vabbe' che poi i preti i soldi dallo stato li vogliono lo stesso)

-io poi ne faccio una questione di danari, in quanto e' la loro distribuzione che si vuole vincolare con tutta la retorica di etro al crocefisso. Tale simbolo per alcuni e' solo un paravento per i propri interessi.

Lettura interessante:

http://www.giornalettismo.com/archives/41140/laicita-unica-salvezza-per-i-cattolici/