20091116

Tastes good, is what?


Oggi mi permetto in un eccesso di fiducia un pasto a base d'un paio di panini da MerDonald's. Come potete vedere dalla foto lo slogan è "ha un buon gusto, è buono". Questo mi fa riflettere che secondo questo eccellente modo di ragionare quando una cosa ha un buon gusto se ne deduce che è buona (cioè è bene). Questa è più o meno la forma mentis della pubblicità (e fin qui niente da ridire) ma purtroppo anche quella sempre più spesso del produttore. Esempio: Ha più funzioni (cellulare), è migliore. Spesso si applica ormai anche a elementi personali: "parla bene, dice bene". Oppure a condizioni personali: "ha tanti soldi, è ricco". La disfunzione è che la seconda parte del ragionamento è in realtà non riconducibile per forza alla prima, e a volte non ne è neppure collegata (come nel caso del gusto con la bontà di un prodotto). E' un pò come dire che se hai più muscoli sei più forte. Non è proprio così, perché il secondo concetto (la forza) non dipende solo dal primo elemento (i muscoli). Anche nei casi precedenti è lo stesso. La ricchezza non si misura solo con i soldi. Esempio pratico: hai 1 miliardo di euro ma sei indebitato per 2 miliardi, con uno strozzino. Hai i soldi, ma praticamente sei in rovina.

2 commenti:

Shimazu ha detto...

Mi piace questo post, Mu: conciso ma di senso.
Prescindendo dal fatto che io non metto piede in un McDonald's da anni per una precisa scelta ideologia (lo considera l'emblema di tutto quello che c'è di sbagliato nella globalizzazione), l'assioma qualità-quantità difficile si adatta bene alla vita reale.
C'è sempre quella piccola cosetta minuscola che è il contesto. Se non contestualizzi i fatti, non potrai mai capirli alla perfezione. E' una cosa che ho imparato a cercare piano piano, ma la trovo una perfetta chiave di lettura di moltissime cose. Così, il McDondal's *è* buono in un dieta sociale come quella americana. Ma non lo è in una vita quotidiana come la mia, come quella italiana, dove ci sono 457 beni sostituti di valore migliore :)
E la cosa carina è che questa regoletta la si può (si dovrebbe?) applicare a tutto.

Mu ha detto...

Grazie Shimazu. Comunque forse i fatti non sono mai comprensibili alla perfezione, e anche la contestualizzazione è solo una delle possibili interpretazioni della realtà, più complessa ma -chissà- forse non per questo più corretta (se ce n'è una corretta). Io tento sempre di contestualizzare, ma sai, è una mia deformazione mentale dovuta all'ambiente dove sono cresciuto (però così sto di nuovo contestualizzando, acc!). Non so se questa è la chiave perfetta, ma so che con questa apro molte porte che prima restavano chiuse, e anche alcune che prima non vedevo neppure. Perlomeno è la più divertente da usare.
Per la scelta ideologica devo confessarti che non riesco a seguirne una che sia una. Sono stato vegetariano, induista, buddista, ateo, comunista, liberista, e così via. In un certo senso invidio chi ci riesce.